I
Vangeli sono essenzialmente il racconto della passione e morte di Gesù e
del relativo processo durante il quale venne decisa la condanna.
Secoli di letture acritiche, di riflessioni teologiche e di arte
hanno finito per rivestire quel testo di patine ed incrostazioni tenaci
che ancora oggi impediscono di vederlo per quello che è, vale a dire un
racconto non privo di contraddizioni e inverosimiglianze. Si avverte in
primo luogo lo sforzo dei redattori di scagionare il più possibile
l'autorità romana e di addossare la responsabilità di quella morte ai
giudei. Niente di più antistorico. La crocifissione era una condanna
tipicamente romana che solo il procuratore di Roma poteva infliggere,
non altri. Perché allora Pilato - che dagli storici dell'epoca è stato
descritto sanguinario e feroce - viene fatto passare dagli evangelisti
per un giudice umano e clemente, costretto a infliggere suo malgrado
castighi cruenti ed esecuzione capitale a un ebreo innocente soltanto
sotto la spinta fastidiosa di altri ebrei che glielo avrebbero portato
nel pretorio per farlo condannare a tutti i costi? I suoi reiterati
quanto improbabili tentativi di sottrarlo al patibolo si sarebbero
fermati solo di fronte all'argomento decisivo messo in campo dagli
stessi connazionali di Gesù, i quali - secondo gli evangelisti - volevano
a tutti i costi il sacrificio di un profeta galileo che appena tre o
quattro giorni prima era stato acclamato e accolto in città da una
folla festante. Atteggiamento tra l'altro in assoluto contrasto con
l'orgoglio e il patriottismo di un popolo fiero che avrebbe dovuto
difendere con i denti e scagionare in tutti i modi un suo compatriota di
fronte all'odiato invasore. Essi, gli ebrei, i sudditi più
recalcitranti dell'impero sarebbero andati addirittura contro se stessi
ed i propri interessi nazionali preferendo minacciare il procuratore di
deferirlo a Roma qualora avesse mandato libero uno di loro! "Se non lo
metti a morte non sei amico di Cesare". Perché questa evidente
mistificazione storica? Semplice. Non era possibile né opportuno dire
esattamente come si erano svolti i fatti per non urtare la
suscettibilità dei romani ed inimicarsi così il potere imperiale proprio
nella fase più delicata di penetrazione della "buona novella" nel mondo
dei dominatori dell'epoca. Di fatto però la condanna di Gesù e la sua
morte portano la firma inequivocabile di Roma. L'aquila romana lo
accompagnò fino al Golgota e fu presente quando Egli esalò l'ultimo
respiro. Ma tutto questo appare messo in ombra nel racconto degli
evangelisti, i quali preferirono far cadere tutte le colpe sul sinedrio e
sull'intera nazione ebraica. "Il suo sangue cada su di noi e sui nostri
figli". La radice dell''antisemitismo nasce proprio da qui: da queste
diplomatiche bugie dei "pii" redattori.
Per chi volesse approfondire segnalo questo interessante, documentatissimo libro di Widdig Fricke "Il caso Gesù" - Il più controverso processo della storia - Ed. Rusconi.
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1 commento:
Quindi sono stati i romani a condannare Gesù, altro che ebrei!
Grazie del post Giuseppe!
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