La
scelta tra Gesù e Barabba va a preferire - secondo la narrazione degli
evangelisti - non il Giusto ma un bieco malfattore, non il "figlio del
Padre" ma un volgare bandito. Pilato spera che il popolo decida a
favore di Chi aveva attraversato le contrade della Palestina "facendo
del bene" e operando miracoli.
Ma le cose - si sa - andarono contro le
aspettative del procuratore romano. E anche contro ogni verosimiglianza.
La decisione della folla tumultuante di lasciare libero Barabba e non
Gesù è infatti un artifizio narrativo efficace ma ingenuo che
corrrisponde unicamente alle esigenze di drammatizzazione del racconto e
non a quelle della fedeltà storica. Se le cose fossero andate
veramente come sostengono gli evangelisti, come conciliare questa scelta
con le accoglienze trionfali che la stessa folla festante, appena
qualche giorno prima, aveva entusiasticamente riservato al giovane Rabbi
di Galilea che entrava a Gerusalemme? E come giustificare il lamento
della "gran moltitudine di popolo e di donne che si battevano il petto
e piangevano per Lui" lungo la via del Golgota se poco prima la
stessa folla, inferocita e crudele nel pretorio romano, ne aveva
chiesto a gran voce la condanna? Sono evidenti contraddizioni interne al
racconto. Per superarle c'è chi sostiene ragionevolmente che Bar-Abba e
Gesù dovessero essere in origine la stessa persona e che i nomi di Gesù
e di Barabba abbiano poi finito per identificare due persone separate e
distinte per effetto di successive, distorte tradizioni dovute
essenzialmente alla confusione dei nomi. Si sa infatti che nel testo greco il prigioniero famoso ha il nome completo di Gesù Barabba. Ma
Bar-Abba non è un nome proprio. E' solo una denominazione che
significa "figlio del Padre", appellativo che - nemmeno a dirlo - calza a
pennello solo per Gesù, figlio di Dio.
In definitiva Barabba non sarebbe altri che lo stesso Gesù.
In definitiva Barabba non sarebbe altri che lo stesso Gesù.
E allora tutto verrebbe ad accordarsi perfettamente!
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