martedì 27 luglio 2021

Lettera al nipotino che sta per arrivare (2)

 


Domenico Ghirlandaio - Adorazione dei pastori

        Carissimo Edoardo,

    i tuoi genitori hanno scelto per te questo bel nome elegante, derivato dalla tradizione anglosassone, appartenuto a principi e re, nuovo per la nostra famiglia ma dal nobile e suggestivo significato.

Edoardo, infatti, è “il curatore della proprietà”, “il custode dei beni”, “il guardiano della ricchezza” e anche “benedetto” e “ricco”.

Sit nomen omen!

Carissimo nipotino, tu non dovrai prenderti cura di castelli, ville, latifondi o colossali conti in banca ma sarai il custode della vera, autentica ricchezza: la ricchezza della virtù, dell’onestà, della rettitudine; la ricchezza del cuore, dei sentimenti e dell’altruismo.

Il mondo è povero oggi. Si è tanto insanguinato questo mondo ed è diventato povero. Diventa ricco tu guadagnando l’amore del mondo” (Kriton Athanasulis). In questo non facile compito verrai accompagnato e sorretto da un papà buono, tenero, generoso e da una mamma dolce, sensibile, determinata.

Quando verrai alla luce, ti sentirai subito circondato, oltre che dall’amore di papà e mamma, dall’affetto di nonni, di zie, di zii, di un delizioso cuginetto e -  cosa abbastanza rara di questi tempi -  anche di una longeva e lucida bisnonna.

Quante persone ti vorranno bene  e contano i giorni per abbracciarti!

Amato, coccolato e protetto, crescerai sicuramente sano, sereno, fiducioso, felice, come è giusto che crescano tutti i bambini del mondo.

Caro Edoardo, nel rivolgerti con nonna Lina il mio anticipato benvenuto tra noi, mi fa piacere accompagnarlo con alcuni consigli (sono dieci!) per quando sarai più grande. Se, come temo, dieci sono troppi e troppo lunghi, puoi passare direttamente all’ultimo, che - nella sua folgorante brevità - li compendia tutti o quasi tutti: 

  • sogna sempre, non avere paura di sognare e di coltivare liberamente i tuoi sogni. Essi sono la spinta per andare avanti, le molle che ci trasportano in alto, il sale e la bellezza della vita. Qualcuno, per scoraggiarci, ha voluto dare un altro nome ai sogni e ha definito “utopie” quelli più arditi, paragonandoli ai desideri impossibili concepiti in un’isola che non c’è, l’isola di “Utopia” che vuol dire appunto  “non luogo”. Ciononostante, anche l’utopia serve, eccome! Vedi cosa scrive al riguardo il famoso giornalista e saggista uruguaiano Eduardo Hughes Galeano, che - guarda caso! - porta il tuo stesso nome: “l’utopia è là all’orizzonte. Mi avvicino di due passi, essa si allontana di due passi; faccio dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci passi. Per quanto cammini, mai la raggiungerò. A cosa serve allora l’utopia? Serve a questo: a camminare”. Perciò sogna, sogna in grande, non smettere mai di sognare, caro Edoardo!
  • Quando, tra pochi giorni, aprirai gli occhi alle meraviglie del mondo, sappi che si saranno compiuti due miracoli: quello di una nuova vita che nasce e il miracolo dell’amore che l’ha resa possibile. “Omnia vincit amor et nos cedamus amori” (Virgilio). L’amore, caro Edoardo, è l’arma più potente che abbiamo per combattere le contrarietà della vita, la quale purtroppo non esita a presentare puntualmente il conto di sia pure incolpevoli fallimenti, di intese non sempre possibili, di tante speranze andate deluse. L’amore di papà e mamma è la dimostrazione evidente che alla fine l’amore vince su tutto. Per questo anche tu ama, ama sempre, non stancarti di amare
  • Da grande toccherà pure a te misurarti con le inevitabili insidie del destino ma saprai superarle facendo appello a tutta la tua forza interiore. Non puoi immaginare quanta energia si nasconde dentro ciascuno di noi e a quante risorse possiamo attingere in caso di bisogno. Se a ciò aggiungi anche una grande fiducia in Dio, allora niente riuscirà ad abbatterti. Non conosco metodi più efficaci di questo per evitare scoraggiamenti e paure. Fiducia in Dio e in te stesso: è tutto quello che serve per affrontare le avversità e tenerti lontano da psicologi, maghi, ciarlatani e pericolosi affini.

  • Ama e rispetta la Natura (la maiuscola non è casuale!). È infatti nella Natura che si dispiega in modo meraviglioso, incessante e sempre nuovo la misteriosa potenza creatrice dell’universo. E tu la Natura potrai incontrarla dovunque, ad ogni passo: in un filo d’erba che “non è meno di un giorno di lavoro delle stelle” (Walt Whitman), nell’arcobaleno, in un ciclamino, in un albero fiorito (“ogni volta che passo davanti a un mandorlo in fiore, mi tolgo il cappello" diceva Tonino Guerra, poeta, scrittore e sceneggiatore italiano); potrai scoprirla e ammirarla in una goccia d’acqua, nella pupilla e nel sorriso di un bimbo, nel cucciolo di un cane, in un gattino o in una farfalla, una coccinella, un ragno, una formica, un’ape, un grillo, un cavallo, una giraffa, nel volo solitario di un falco o di un gabbiano, nelle albe, nei tramonti, sulle montagne, sui mari, nei fiumi, nei ruscelli, nei laghi, nelle nuvole, nella volta scintillante del cielo, nei boschi e perfino nelle rocce. “Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà” (San Bernardo di Chiaravalle).
  • Ama e rispetta tutti gli esseri viventi che sono “i nostri piccoli fratelli cui il Creatore ha dato questa terra come casa insieme a noi. [...] Essi non vivono soltanto per noi ma per se stessi e per Dio, amano la dolcezza della vita quanto noi e servono il Signore meglio di quanto facciamo noi” (San Basilio, vescovo di Cesarea).
  • Ama e rispetta i tuoi simili, non fare differenze tra persone e non disprezzare il povero. Apriti ai bisogni del prossimo e, quando puoi, aiuta chi si trova nelle difficoltà, perché “non è l'atto religioso a fare il cristiano ma il prender parte alla sofferenza di Dio nella vita del mondo” (Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco). A tal proposito, spero che da grande vorrai dedicare un po’ della tua attenzione ad un piccolo libro assai prezioso per l’umanità: il Vangelo. Non perderti, in particolare, il capitolo 5 di Matteo con il celebre “discorso della montagna” e le altrettanto famose “beatitudini”, perché “chi non ha letto il discorso della montagna non è in grado di sapere cosa sia il cristianesimo" (Francois Mauriac). E, sempre dello stesso Matteo, ti suggerisco il capitolo 25 nella sua parte conclusiva (31-46), lì dove viene descritto, con grandiosa scenografia, l’esito del giudizio finale. È in queste pagine che scoprirai l’insuperata bellezza e l’intima essenza della “buona novella”, molto lontana purtroppo dall’essere attuata dopo duemila anni di un cristianesimo vissuto all’acqua di rose.
  • Ama e rispetta il tuo lavoro, qualunque esso sia, perché soltanto con il lavoro potrai assicurarti dignità, libertà, autonomia e benessere.
  • Studia, studia tanto, studia sempre per prepararti nel miglior modo possibile a svolgere degnamente il tuo ruolo nella società. Senza un’accurata e seria preparazione non potrai andare da nessuna parte, caro Edoardo!
  • Cerca, inoltre, di prendere la vita con leggerezza “ché la leggerezza non è superficialità ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni sul cuore“ (Italo Calvino).
  • Infine, carissimo nipotino, “ama e fa’ ciò che vuoi” (Sant’Agostino).

                                                                  Con trepidazione ed affetto nonno Pino 

P.S.: so di essermi dilungato ben oltre il dovuto: la colpa è anche della tranquilla vacanza che sto trascorrendo a Torre San Giovanni e che mi concede, tra l’altro, tanto tempo libero da dedicare alla scrittura! 

Tu però, quando da grande mi leggerai, sii indulgente nei riguardi di questo nonno d’altri tempi, un nonno che ama la poesia, il latino, il greco, le citazioni e le massime; un nonno brontolone, prolisso, scontato e “rompiscatole”, come dice nonna Lina, ma che fin d’ora ti vuole bene e prega il buon Dio di farti crescere “in sapienza, età e grazia” (Vangelo di Luca 2, 52).

P.P.S.: chiudo finalmente questa lunghissima, interminabile lettera con un’ultima citazione. È di autore anonimo e questa volta non è per te ma per mamma e papà. Eccola:

       "Il bambino impara ciò che vive:

  •  se vive nel rimprovero, diverrà un intransigente;
  • se vive nell'ostilità, diverrà un aggressivo;
  • se vive nella derisione, diverrà un timido;
  •  se vive nel rifiuto, diverrà uno sfiduciato;
  • se vive nella serenità, diverrà più equilibrato;
  • se vive nell'incoraggiamento, diverrà più intraprendente;
  • se vive nell'apprezzamento, diverrà più comprensivo;
  • se vive nella lealtà, diverrà più giusto;
  • se vive nella chiarezza, diverrà più fiducioso;
  • se vive nella stima, diverrà più sicuro di sé;
  • se vive nell'amicizia, diverrà veramente amico per il suo mondo!"

 Ugento, Torre San Giovanni, 25 luglio 2021, giornata mondiale dei nonni

mercoledì 9 giugno 2021

Giusto per chiarire!

Due paroline ai miei quattro amici per dire in cinque punti la mia posizione sul problema “migranti”.

1. Parto da un proverbio arabo che trovo splendido nella sua verità e che recita testualmente: “la terra è di Dio”. Il pianeta che abitiamo ci è stato dato infatti come casa comune dove però gli egoismi individuali e collettivi hanno nel tempo disegnato confini invisibili ed eretto muri invalicabili per escludere la maggior parte degli uomini dal possesso e dal godimento dei beni della terra.

2. Lo sfruttamento intensivo e prolungato delle risorse di intere regioni africane, i terribili mutamenti climatici intervenuti nel recente periodo, hanno determinato squilibri economici insanabili tra Paesi ricchi e Paesi poveri, tra Nord e Sud del mondo.

3. La preponderanza di popolazione giovane nel Continente nero a fronte dell’invecchiamento demografico dell’Occidente porterà inevitabilmente ad una diversa colorazione etnica anche nelle nostre città.

4. Occorre una visione di ampio respiro per essere in sintonia con la Storia. Non sarebbe saggio farsi trascinare dal livore e dalle miserie di una politica, quella italiana in particolare, che ha il corto respiro delle convenienze elettorali di parte. Alzare muri o chiudere porti non servirà a bloccare il cammino dell’umanità, da sempre alla ricerca del destino migliore per se stessa e per i propri figli.

5. Ultimo ma non ultimo: “ero straniero e voi mi avete accolto”. Questo messaggio, che si trova nel cuore del Vangelo e che in molti hanno dimenticato, rappresenta per me - cristiano convinto anche se non praticante - la stella polare che orienta il mio modo di vedere e di pensare il problema.

Problema gigantesco che va studiato e approfondito con serietà e competenza, senza fare ricorso a slogan propagandistici urlati nelle piazze e sui social ma che lasciano il tempo che trovano. Per me l’accoglienza e i porti aperti sono quindi fuori discussione ma una concreta, intelligente, tollerante integrazione è la sfida che ci attende nei prossimi anni e che nessun governo ha finora voluto o saputo affrontare.

Fatti sempre salvi il rispetto delle leggi (mi verrebbe da precisare: leggi "giuste", secondo il pensiero di don Milani), la ferma repressione degli abusi e la severa punizione per chi li commette.

lunedì 17 maggio 2021

Adam Kabobo il ghanese, il piccone e l'(in)civiltà dell'indifferenza





Ad armare la mano omicida di Adam Kabobo, in quella terribile giornata milanese dell'11 maggio 2013, fu certamente la follia.

Ma, valga quel che valga, la mia opinione è che in casi come questo la follia non agisce mai da sola e che a farla esplodere in modo pericoloso e imprevedibile sono obiettivi fattori ambientali oltre che insondabili meccanismi psicologici.

A scompaginare progressivamente la mente del giovane ghanese concorsero infatti altri inesorabili nemici.

Nemici subdoli, cinici, senza pietà: la fame, il freddo, l'isolamento, le delusioni, le frustrazioni, le umiliazioni accumulate giorno dopo giorno in una città inospitale, ostile. impermeabile al dolore degli altri; una vita vissuta nell'indifferenza generale, una scansione dolorosa e sempre uguale delle ore in una terra che non è più di Dio ma che appartiene ai singoli egoismi del mondo; una disperazione alimentata dal contatto quotidiano con persone sorde ai bisogni di una clandestino, irritate dalla sua stessa presenza, pronte ad allontanare persino lo sguardo da chi ha il solo torto di ritrovarsi con la pelle più scura. 

Mai un saluto, mai un sorriso, mai una pacca sulla spalla, mai una stretta di mano.

Soltanto crampi allo stomaco e un'infinita, insopportabile, impossibile solitudine.

Come può a lungo rimanere salda la psiche di un uomo in condizioni così estreme di disagio, di solitudine e di sofferenza?

Qualcuno sa dirmelo?

Terzine

Una storia di gloria e di misfatti Un popolo d'eroi e di vigliacchi Una genìa di saltimbanchi e matti!