sabato 8 ottobre 2011

Ancora due parole su Barletta e sul crollo

Un mio amico di blog, nel suo stringato ma efficace commento al post precedente, suggeriva che si poteva aggiungere molto altro (o addirittura troppo) alla foto che pubblicavo e che ora ripubblico.
Aveva perfettamente ragione. Per questo ritorno sull'argomento.
Barletta, operosa e vivace città vicina alla mia, è diventata in un sol giorno il simbolo di tutto ciò che in Italia non va. 
Non va la scandalizzata ipocrisia dei politici che non hanno fatto nulla per assicurare dignità e continuità al lavoro; non va la mancanza di sensibilità nei confroni delle cinque vittime e dei loro familiari  i quali, nel momento del dolore, avrebbero certamente gradito avere vicino qualcuno dei vertici istituzionali che - guarda caso - brillavano tutti per assenza; non va la confusione che è stata fatta ad arte sulle due distinte tragedie, quella del lavoro che manca (non solo al Sud) e quella della sciatteria, della protervia di certi pubblici uffici; non va che un presidente del Consiglio sia corso il giorno dopo (presumo con volo di Stato) dal suo amico Putin per una festa di compleanno come se nulla fosse successo in Patria il giorno prima, come se il Paese che gli si è colpevolmente consegnato non avesse i gravissimi problemi che ha, come se l'essere a capo di un Governo significasse per lui  uno spensierato, continuo esercizio di trastulli e festini a casa e fuori casa; non va che un presidente della Repubblica non sia stato capace di modificare per sole quattro-cinque ore la sua agenda; non va che la presenza del capo dello Stato sia stata finora riservata puntualmente alle esequie degli eroi in divisa e quasi mai ai funerali di altri eroi non in divisa ma degni di essere onorati allo stesso identico modo; non vanno i moniti  presidenziali ciclostilati; non vanno i telegrammi di cordoglio pagati con i soldi dei cittadini; non vanno le lacrime di coccodrillo; non vanno le scontate parole in liberta di parolai strapagati; non vanno le promese di altri parolai già pronti a prenderne il posto; non va nulla di nulla.
Ci vogliono fatti e non parole, ci vogliono persone serie a reggere la cosa pubblica, ci vogliono veri servitori dello Stato e non parassiti di Stato. 
Ci vuole un radicale cambio di mentalità e di comportamenti per ricostruire dalle fondamenta ciò che è ormai definitivamente crollato.
Ci vuole piazza pulita, c'è bisogno di aria nuova, è necessario cambiare registro.
Via gli impassibili burocrati di Stato, via i faccendieri senza scrupoli, via i puttanieri con le  loro orride corti.
Barletta ed il sacrificio delle sue vittime  potrebbero servire anche a questo.

2 commenti:

Tomaso ha detto...

Tante cose dovrebbero cambiare prima di tutto la serietà delle professioni.
Quello che è accaduto a Barletta è quel caso che coloro che erano responsabili hanno poco valutato il pericolo.
Buona domenica caro Pino.
Tomaso

Evergreen ha detto...

Certo che dovremmo cambiare tutti. Ma ci aspettiamo il buon esempio anche dall'alto. Grazie della visita e del commento, caro Tomaso!

Terzine

Una storia di gloria e di misfatti Un popolo d'eroi e di vigliacchi Una genìa di saltimbanchi e matti!