venerdì 25 settembre 2009

Una considerazione a riflettori spenti


Sono stato (qualcuno forse lo sa) un militare di professione, convinto e orgoglioso di quello che facevo.
Era la stessa Costituzione a farmi inorgoglire quando - caso unico! - definiva "sacro" il dovere che ogni cittadino ha di difendere la Patria.
Ma - per fortuna - il mio servizio è coinciso in massima parte con un periodo in cui l'Esercito era di leva, il soldo era scarso per tutti, il vile denaro era ancora lontano dall'esercitare la sua pericolosa attrattiva, i "professionisti" della guerra ancora non avevano fatto la loro comparsa e nessuno scalpitava per farsi assegnare ad una qualsiasi missione all'estero.
Si lavorava ogni giorno con generosità e senza clamori; ci si addestrava in guarnigione e all'aria aperta dei poligoni - d'estate e d'inverno - per essere in grado di difendere i "sacri" confini della Patria, per essere pronti a prestare soccorso alle popolazioni colpite da calmità naturali e per essere in grado di fornire concorsi alle Forze dell'ordine nel controllo del territorio.
Molto senso del dovere, pochi soldi, inesistente gratificazione, rarissimi riconoscimenti.
Le missioni all'estero, le missioni di "peacepeeking" fuori dai confini nazionali erano ancora lontane, assai di là da venire.
Oggi - pur dovendo prendere atto dei mutati scenari internazionali - le cosiddette missioni di pace sono diventate troppe e troppo costose per un'economia certamente non florida quale è da sempre quella del nostro Paese. Queste missioni sono lussi per Paesi ricchi.
Oltre tutto noi non abbiamo nel nostro DNA - come invece hanno gli americani - gli anticorpi e la cultura necessari per affrontare con una buona dose di cinismo gli inevitabili lutti che ne derivano. Ecco perché i funerali di Stato vengono ormai celebrati solo da noi.
Quei riti nelle fastose basiliche di Roma, quelle celebrazioni solenni congiuntamente officiate dal potere religioso e civile sono del resto utili ai Governanti di turno per lavarsi la coscienza ed anestetizzare quella del Paese.
Ma, se funerali di Stato debbono esserci, che ci siano allora tutte le volte che un lavoratore muore sul cantiere; che le Frecce tricolori sorvolino con uguale commosso tremito il bel cielo d'Italia tutte le volte che altri eroi sconosciuti e silenziosi periscono senza far rumore sotto la stessa bandiera del dovere ma nella generale incuria di un Paese sempre distratto da mille altre cose...

1 commento:

Lara ha detto...

Pienamente d'accordo, caro Evergreen.
Un caro saluto,
Lara

Terzine

Una storia di gloria e di misfatti Un popolo d'eroi e di vigliacchi Una genìa di saltimbanchi e matti!