mercoledì 21 maggio 2008

Preghiera a Dio

Non è più dunque agli uomini che mi rivolgo; ma a te, Dio di tutti gli esseri, di tutti i mondi, di tutti i tempi:
se è lecito che delle deboli creature, perse nell'immensità e impercettibili al resto dell'universo, osino domandare qualche cosa a te, che tutto hai donato, a te, i cui decreti sono immutabili e eterni, degnati di guardare con misericordia gli errori che derivano dalla nostra natura. Fa' sì che questi errori non generino la nostra sventura. Tu non ci hai donato un cuore per odiarci l'un l'altro, né delle mani per sgozzarci a vicenda; fa' che noi ci aiutiamo vicendevolmente a sopportare il fardello di una vita penosa e passeggera. Fa' sì che le piccole differenze tra i vestiti che coprono i nostri deboli corpi, tra tutte le nostre lingue inadeguate, tra tutte le nostre usanze ridicole, tra tutte le nostre leggi imperfette, tra tutte le nostre opinioni insensate, tra tutte le nostre convinzioni così diseguali ai nostri occhi e così uguali davanti a te, insomma che tutte queste piccole sfumature che distinguono gli atomi chiamati "uomini" non siano altrettanti segnali di odio e di persecuzione. Fa' in modo che coloro che accendono ceri in pieno giorno per celebrarti sopportino coloro che si accontentano della luce del tuo sole; che coloro che coprono i loro abiti di una tela bianca per dire che bisogna amarti, non detestino coloro che dicono la stessa cosa sotto un mantello di lana nera; che sia uguale adorarti in un gergo nato da una lingua morta o in uno più nuovo.
Fa' che coloro il cui abito è tinto in rosso o in violetto, che dominano su una piccola parte di un piccolo mucchio di fango di questo mondo e che posseggono qualche frammento arrotondato di un certo metallo, gioiscano senza inorgoglirsi di ciò che essi chiamano "grandezza" e "ricchezza" e che gli altri li guardino senza invidia: perché tu sai che in queste cose vane non c'è nulla da invidiare, niente di cui inorgoglirsi.
Possano tutti gli uomini ricordarsi che sono fratelli!

Abbiano in orrore la tirannia esercitata sulle anime,
come odiano il brigantaggio che strappa con la forza il frutto del lavoro e dell'attività pacifica!

Se sono inevitabili i flagelli della guerra, non odiamoci, non laceriamoci gli uni gli altri nei periodi di pace.


Quando questa mattina, scorrendo tra i blog amici, mi sono imbattuto in questa preghiera riportata da dianavera, non volevo credere ai miei occhi! Possibile - mi chiedevo - che l'autore di una così splendida invocazione a Dio (la quale al tempo stesso sottintende un'accorata e formidabile esortazione agli uomini) fosse proprio Voltaire? Allora è proprio vero che "esistono atei di un'asprezza feroce che si interessano a Dio più di tanti credenti frivoli e tiepidi"! La preghiera mi è piaciuta tanto che ho voluto subito inserirla nel mio blog per condividerne la bellezza e la profondità con i miei soliti 10 lettori. Un grazie a dianavera per averla pubblicata per prima.

2 commenti:

dianavera ha detto...

Cecília Meireles


È necessario non dimenticare nulla;
né il rubinetto aperto né il fuoco acceso,
né il sorriso per gli infelici
né la preghiera di ogni istante.

È necessario non dimenticare di vedere la nuova farfalla
né il cielo di sempre.

Ciò che è necessario dimenticare è il nostro volto,
il nostro nome, il suono della nostra voce, il ritmo
del nostro polso.

Ciò che è necessario dimenticare è il giorno carico di fatti,
l’idea di ricompensa e di gloria.

Ciò che è necessario è essere come se già non fossimo,
vigilati dai nostri stessi occhi
severi con noi, perché il resto non ci appartiene.

Evergreen ha detto...

Spolendida come tutto ciò che proponi sul tuo blog. Grazie per il commento e per la visita, cara diana!

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