giovedì 24 aprile 2008

Padre Pio si fece fotografare, ma nel rullino non trovai niente



Mario De Renzis, decano dei fotoreporter, per tanti anni capo dei "paparazzi" de "Il Tempo", rievoca una giornata del '59 a San Giovanni Rotondo.

«Avevo neanche vent'anni, Angiolillo, il direttore de "Il Tempo", mi spedì a San Giovanni Rotondo con Ettore Della Giovanna, l'inviato. Voleva immagini a colori per l'inserto domenicale. Partii con la Contax di Angelo Frignani, il capocronista, più una macchina mia. Arrivo davanti alla chiesa di Padre Pio, e i colleghi mi scoraggiano. "Non t'illudere, non combini niente". Mi rassegno a qualche scatto di colore, la vecchietta che prega, l'ospedale in costruzione. Poi ci ripenso, entro in chiesa, chiedo ai frati di Padre Pio. E quelli: "Ce l'hai davanti"». Una bella fortuna. «L'inizio dell'enigma. Qualcuno grida "chi è stato?". C'è aria di parapiglia, io scappo nel chiostro, imbocco certe scale. Mi trovo di fronte una stanzetta. Dentro c'è Padre Pio. Che un attimo prima stava giù». Impietrito dalla meraviglia? «Macché. Comincio a scattare con la Contax, in bianco e nero. Lui è in controluce, non faccio in tempo a montare il flash. Due, tre, cinque clic, punto alle mani, fasciate di cuoio nero. Smetto quando mi dice: "Basta con questa macchinetta per fare il caffè". Rimetto tutto a posto, ma mi guardo intorno spaurito. "Vai tranquillo, non ti preoccupare", mi congeda». Aveva ragione? «Sembrava di sì.. Non ho altre vie di fuga, mi tocca rientrare in chiesa. Nessuno mi nota. Esco, nessuno mi insegue. Fuori trovo una macchina dei carabinieri. La frittata è fatta, penso. Ma quelli mi offrono un passaggio fino a Foggia». Rientro trionfante in redazione. «Invece no. Perché quando vado a sviluppare il rullo, non c'è niente, solo la prima foto in esterno. Eppure la macchina l'avevo caricata a Roma, la pellicola non poteva essersi sganciata perché sentivo la ricarica, mentre scattavo. Che è successo, non lo so». Che è rimasto di quell'incontro? «Il fascino, quando gli sfiorai la mano. A casa ho una sua immagine, qualche volta la guardo. Ma capire, no».

La vicenda terrena di Padre Pio pone ancora tanti interrogativi sulla condotta di molti uomini di Chiesa (e tra questi probabilmente anche Padre Agostino Gemelli) i quali non seppero esercitare la carità nei riguardi di un umile, incolpevole Frate con le stimmate. Io sono convinto che lo stesso Padre Pio soffrisse molto per quella singolare situazione che gli procurava non solo penose mortificazioni sul piano psicologico ma anche lancinanti dolori sul piano fisico. Nessuno è così masochista da infliggersi artificialmente ferite e poi continuare per tutta una vita a mantenerle aperte e sanguinanti. Padre Pio era persona semplice e schietta, non privo di umorismo e pieno di quel buon senso pratico delle vecchie generazioni contadine. La sua "santità" è testimoniata ad abundantiam da quell'opera colossale che è la Casa Sollievo della Sofferenza", da lui voluta per servire ed onorare nel malato Colui il quale aveva promesso: "Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l`avete fatto a me". (Mt 25,34-40)

Padre Pio era dunque un vero cristiano che ha realizzato il messaggio evangelico, che per la sua testimonianza ha molto sofferto in vita a motivo di innumerevoli incomprensioni e che infine nemmeno da morto ha ricevuto in definitiva molto rispetto. Il suo corpo andava lasciato in pace lì dove riposava da anni. L'incomprensibile rito della riesumazione della salma - decisamente contrario alla mutata sensibiltà dei tempi -, il suo artificiale trattamento, la "tribale" esposizione che si protrarrà per mesi a beneficio di folle curiose e prive di vera religiosità, sono - a mio modesto parere - altrettante offese al semplice Frate di Pietrelcina.

1 commento:

Anonimo ha detto...

You write very well.

Terzine

Una storia di gloria e di misfatti Un popolo d'eroi e di vigliacchi Una genìa di saltimbanchi e matti!