Forse è' giunto il tempo in cui l'impresa deve agire in maniera socialmente utile per aiutare la società a comprendere che è possibile un'economia che vede decrescere il PIL (Prodotto Interno Lordo) e crescere il BIL (Benessere Interno Lordo).
Se quella del PIL è l'economia del consumismo eccessivo, che ha mercificato tutto e ha annientato le relazioni personali, l'economia del BIL è basata sulla sobrietà e sullo scambio dei beni, così da riscoprire e valorizzare le relazioni umane. Si può dire che il PIL si occupa solo dell'oggi, uccidendo il futuro delle prossime generazioni, mentre il BIL si preoccupa oggi del benessere dei nostri nipoti. Quella del BIL, quindi, è un'economia attenta al bene comune.
12 commenti:
ciò che tu affermi, mi coinvolge in una triste riflessione: quali sono diventati oggi i parametri su cui si valuta il 'benessere'?
Purtroppo non tutti attribuiscono il benessere a fattori non economici.
Spesso confondiamo il benessere materiale con il benessere interiore e finché esso verrà confuso con la ricchezza economica, l'uomo non avrà mai niente da guadagnare.
Attualmente il valore di un videogioco e nettamente superiore a quello di uno scritto o del pensiero di una persona (solo per fare un esempio). Ma quale dei due, in realtà quale ha un valore incalcolabile?
Io aggiungerei allora anche il VIL : Valore Interno Lordo...
Sono del tuo stesso parere, acuta pipoca.
E mi aggiungo anch'io. Quello della decrescita è un mio pallino fisso. Il discorso è lungo e si potrebbero fare mille esempi. Ma la parola d'ordine è: meno sprechi, più razionalità nei consumi.
Caro coevo, non avevo il menomo dubbio che tu rientrassi nel novero delle persone che si fanno tranquillamente un baffo del PIL...
caro ever
ho trovato un'altra frase per te!
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Noi uomini siamo in generale fatti così: ci rivoltiamo sdegnati e furiosi contro i mali mezzani, e ci curviamo in silenzio sotto gli estremi; sopportiamo, non rassegnati, ma stupidi, il colmo di ciò che da principio avevamo chiamato insopportabile.
A. Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXVIII
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l'annientamento delle relazioni umane, il diritto alla dignità della persona... è un pensiero insopportabile.
ma quante volte invece seguiamo sdegnati ed incazzati la massa nella protesta di una minuzia... senza renderci conto di ciò che abbiamo perso?
molte volte ci facciamo paladini di ideali grandi e giusti, ma che purtroppo però rimangono fini a se stessi, come il tifo in una partita di pallone, senza tradurre nella nostra quotidianità il significato stesso dell'ideale per cui abbiamo lottato.
due casi.
I - relazioni affettive
seguiamo la politica, inveiamo o festeggiamo per qualcosa e per qualcuno, in nome di un ideale, ma dimenticandoci completamente delle persone che abbiamo accanto
Lei - marito mio, stai un po' con me oggi? è molto tempo che non stiamo un insieme...
Lui - ma come moglie? non lo sai che stasera devo andare a manifestare contro la violenza sulle donne?
Lei - allora domani?
Lui - e che cazz quanto sei insistente, domani devo andare a manifestare contro la discriminazione femminile.
Lei - allora dopodomani?
Lui - Minch... quanto rompi, dopodomani devo andare a fare la partita di calcetto il cui incasso sarà devoluto alle donne abbandonate del Nigeria.
Lei - ...
II - il lavoro
protestiamo per i diritti come lavoratori, in nome di una missione e di una funzione essenziale come l'istruzione.
Collega 1 - oggi mi devo fermare a scuola oltre il mio orario perché c'è un problema con quello studente XXX, vieni anche tu, così lo aiutiamo insieme? è straniero e deve fare lezioni di italiano.
Collega 2 - mai stai scherzando? oggi danno in diretta la manifestazione che hanno fatto a milano per contrastare il governo sui tagli all'istruzione.
Coll.1 - allora puoi fermarti domani?
Coll.2 - ma pagano?
Coll.1 - no, i fondi d'istituto servono per i nuovi macchinari, lo sai.
Coll.2 - ah... no, domani devo andare al corteo contro la discriminazione dei ragazzi stranieri.
Coll. 1 - allora dopodomani?
Coll. 2 - no, dopodomani vado ad una manifestazione per protestare contro l'abbandono scolastico.
Coll. 1 - ...
dalla Serie: la rivincita del BIL e del VIL
Profondissima e sagace pipoca, ma dove ti nascondevi? P.S.: mi fa piacere la citazione di uno scrittore che ho molto amato negli anni giovanili e che amo ancora adesso: don Lisander!
Caro Giuseppe,esprimo un mio parere,può essere anche sbagliato.
Stavamo bene un decennio fa,quando in Puglia e in Italia si produceva dalla "A alla Z".
Oggi ,con le importazioni,noi acquistiamo solamente e non produciamo più.
Secondo me la chiusura delle fabbriche,che come conseguenza ha messo per strada parecchi lavoratori(me compreso),ha creato la situazione odierna.
La soluzione per il ritorno al banessere va cercata alle fonti.
P.S.Vorrei rispondere a Pipoca:
il benessere interiore è altamente nobile per una persona,ma dice in una canzone Luca Carboni:
....i soldi no,non danno la felicita',
immagina pero'come puo' stare chi non ne ha?
Giusto Lello, ma non sarebbero l'unica fonte. Ed è vero che bisogna produrre per dare benessere a una comunità, ma a patto che non ci si faccia schiavizzare da questo obiettivo, dando origine a cose inutili o danneggiando l'ambiente. E' tutta una qeustione di misura, e a mio modo di vedere in Occidente questa misura è stata superata di parecchio.
lello
anche i ricchi piangono!
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P.S. al momento per me:
è innegabile che qualsiasi cosa e qualsiasi lavoro,
se fatto con il cuore e seguendo le proprie inclinazioni,
[al di là dell'immagine di massa a cui dobbiamo rifarci per avere una presunta accettazione]
è pienamente in grado di garantirci la sopravvivenza.
sono la mentalità ed il significato di benessere ad essere distorti...
Occorre rivedere il "sistema" economico attuale ormai ingessato, tenendo presente che la globalizzazione è un'occasione da sfruttare e che la delocalizzazione ha i suoi vantaggi, a patto di non sacrificare tutto alla logica del puro profitto. Ci vorrebbe un capitalismo dal volto umano o, se preferite, un'umanità meno condizionata dal capitalismo. Ma per far questo è necessario che i grandi potentati finanziari ed economici facciano una salutare autocritica e si decidano responsabilmente a praticare nei fatti una più equa distribuzione della ricchezza che da tempo, ma oggi più che mai, è nelle mani di poche famiglie.
dato l' attuale stato dell'economia, dovrà essere rivisto tutto, compreso il modo di vedere il capitalismo.
nel fine settimana del 15 e 16, il G20 decreterà; il 17 (che per una personalissima, benché atavica, abitudine, mi porta pure male) vedremo come.
speranza (uah uah uah) per un capitalismo dal volto umano? (uah, uah, uah)... magari :(
[ok, nel frattempo io vado a cercarmi un piccolo orto]
Il capitalismo dal volto umano potrebbe essere, per sempio, quello di un'azienda nella quale i lavoratori siano chiamati a investire non solo la prestazione d'opera tradizionalemte intesa ma anche una certa parte di capitale (ovviamente compatibile con il loro reddito), con conseguente ripartizione proporzionale degli utili e con uno scontato maggior impegno degli stessi lavoratori. P.S.: sai perché il 17 porta male e l'OK è invece sinonimo di un qualcosa che va bene?
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