Per questo, quelle poche volte che la vedo, l'improvviso brillare della grandezza di un essere della nostra specie riesce a commuovermi ed inorgoglirmi.
Perché mi ostino a credere nelle potenzialità di un essere che considero molto più speciale di qualunque dio sia mai stato immaginato: l'uomo. Anche quando si abbandona alla superbia di crearsi un dio a sua immagine e somiglianza".
Da un commento di Must trovato sul web e che in parte riecheggia Monod: “...eppure occorre che l’uomo si svegli dal suo millenario sogno per scoprire la sua solitudine completa, la sua estraneità radicale. Egli ora sa che, come uno zingaro, è ai margini dell’Universo in cui deve vivere. Un Universo sordo alla sua musica, indifferente alle sue speranze, alle sue sofferenze, ai suoi crimini...” [da "Il caso e la necessità" di J. Monod, 1976]
3 commenti:
Cavaliere,hai fatto delle belle considerazioni.
Noi esseri viventi e non,siamo infinitamente piccoli nella grandezza dell'universo,bisognerebbe sempre tenerlo a mente.
Non sono esattamente le mie...almeno in quella forma...ma la sostanza collima quasi perfettamente con il mio modo di vedere le cose!
Grazie per essersi aggiunto ai miei lettori.
La sua presenza mi gratifica.
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