Le esternazioni dello stravagante predicatore di Sanremo, i suoi inviti ai giornali cattolici ed alla Chiesa di occuparsi più del paradiso che dei bisogni materiali degli uomini mi lasciano perplesso.
Forse sarebbe il caso di dire: da che pulpito viene la predica! È un pulpito strapagato e milionario. Ma vado oltre.
Ho sempre pensato che il paradiso e l'inferno siano il frutto di un cinico terrorismo psicologico che risale alla visione ed al culto degli Orfici.
Il Cristianesimo infatti non è il solo respondabile di questi giochi poco puliti con l'aldilà.
Sono convinto che nessun Creatore abbia predisposto per le sue creature premi e castighi ultraterreni, i quali sono stati partoriti di sana pianta dalla mente perversa degli uomini.
Il Creatore, chiamandoci alla vita, ci ha per ciò stesso chiamati al compito impegnativo, seppur temporaneo, di costruire qui e adesso, nel corso dell'esistenza terrena, l'anello aggiuntivo dell'auspicabile miglioramento della nostra specie, nel quadro di un'incessante evoluzione di tutte le specie viventi.
Non è poco! Ma niente di più!
L'inferno e il paradiso sono invece vivide rappresentazioni inventate dall'uomo per assoggettare
altri uomini, i quali, abilmente manovrati da ricatti psicologici, sotto costanti
minacce di pene e fuoco eterni, sono spesso indotti a calpestare e disprezzare non solo i beni materiali ma perfino
la propria identità, i propri sentimenti, i propri affetti.
E’ evidente che si
tratta di un modo sottile e perverso di
realizzare lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. Esso si avvale dello stesso
meccanismo psicologico che è alla base delle fortune economiche delle sette,
dei circoli fondati da santoni di vario tipo, delle congreghe presiedute da gente
senza scrupoli.
Ed è anche un modo per scoraggiare la lotta degli emarginati, un modo per frenare sul nascere la ribellione dei poveri, un modo per bloccare la rabbia e la rivolta degli ultimi, un modo per soffocare ogni specie di rivendicazione sociale ed economica. Un modo per indurre rassegnazione, inerzia ed impotenza.
Se il paradiso ci attende, possiamo anche soffrire quaggiù! Tanto tutto passa e alla fine verrà il premio...
Ma se la Chiesa vuole davvero servire l'uomo, se i giornali cattolici vogliono indicare sul serio la via del Vangelo, se i preti vogliono adempiere con coscienza la loro missione di salvezza, allora devono lasciare da parte per un bel pò il paradiso e combattere, hic et nunc, qui e adesso, per la giustizia sulla terra, per l'eliminazione delle diseguaglianze, per il rifiuto delle guerre, per la condanna chiara ed esplicita di tutte le altre violenze che l'uomo è costretto a subire nella speranza di un'aldilà felice ed eterno.
Forse le cose andrebbero meglio per tutti. Almeno in questa vita.