Vorrei mettere al corrente i miei 4 lettori di ciò che mi è capitato di incrociare in questi giorni nel vasto e variegato mondo del web, le mie reazioni in merito e le indignate controreazioni.
Per
concludere questa nostra lunghissima analisi su Tonino Bello, durata
per quattro puntate nell’arco di più di un mese, affidiamoci alle parole
di un suo confratello nell’episcopato che lo conobbe, il vescovo emerito di Senigallia Oddo Fusi Pecci: «Ho conosciuto Tonino Bello e non
ne conservo buona idea. Persona degna sul piano personale, ma io sono
contrario alla sua beatificazione. Dottrinalmente e teologicamente era
molto arruffone, confuso, specie in tema mariano; poi svolgeva il
compito di pastore e di vescovo con approssimazione e confusione, con
populismo e demagogia, sposando modi contrari alla Chiesa, modi che
ingeneravano false idee nei fedeli. Quando parlava non si sapeva se
parlava il vescovo o la persona e questo danneggiava la Chiesa. Fu un
demagogo, amante troppo della pubblicità e della gloria personale».
Tale la conclusione di una serie di tre lunghi post apparsi su questo blog.
Ed ecco i miei commenti, le relative risposte in grassetto (come usa lui) di un mastino (sic) dell'ortodossia e di una blogger di nome Ester.
Se
vogliamo un cristianesimo annacquato che non serve a nulla e a nessuno
se non ad una chiesa al servizio del potere, va tutto bene! Ma se
vogliamo restituire al Vangelo tutta la sua forza rivoluzionaria in
grado di cambiare il mondo, allora dobbiamo ritornare al discorso della
montagna (che è la magna charta del cristianesimo) ed ancor più al
grandioso e terribile capitolo di Matteo.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo
verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono
della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed
egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai
capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti
del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete
vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a
trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto
affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da
bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti
abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo
venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete
fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli,
l’avete fatto a me».(Mt 25, 31-40)
Don Tonino Bello ha testimoniato con la vita e con i comportamenti
pratici non solo la bellezza e la perenne attualità delle beatitudini ma
anche l’impegno concreto e non a chiacchiere per gli ultimi. E se
questo non lo fa la Chiesa, i suoi sacerdoti, i suoi vescovi, chi altro
lo deve fare?
Bello non ha testimoniato le beatitudini, ha testimoniato lo “spirito
del concilio” di dossettiana memoria. E poi non basta essere delle brave
persone per avere un culto pubblico. Ci sono delle brave persone anche
tra gli atei, ma non possiamo inserirle nel canone dei santi. Ricordati,
caro navigante che porti il nome dello Sposo di Maria, che la più
grande opera di Carità verso gli “ultimi” è condurli alla Verità: Cristo
Gesù. Se riempi le loro pance ma non le loro anime, non sei cristiano,
ma un filantropo qualsiasi. Pensa alla Beata Teresa di Calcutta, colei
che, nel XX secolo, ha fatto per gli “ultimi” molto più di chiunque
altro. Un giornalista una volta gli chiese quale fosse la più grande
disgrazia per l’India. Il giornalista credeva che lei rispondesse la
miseria, la dittatura, ecc… Lei rispose papale papale: “Non conoscere
Gesù Cristo”. Se il mondo cancellasse la miseria, ma anche l’importanza
di Dio, sarebbe mondo più misero e miserabile di tutti i tempi.
Cara amica dal bel nome biblico, la pancia – incredibile a dirsi – vien
prima dell’anima. Lei ed io commentiamo sul post di questo blog (almeno
per me inquietante!) perché sia Lei sia io abbiamo la pancia piena. Ma
per tornare a Don Tonino Bello, io posso affermare con certezza che
questo sant’uomo, dalla sottana lisa e dalle scarpe consumate, ha
praticato con coerenza le Beatitudini ed ha ancor di più messo in
pratica gli impegnativi doveri del cristiano quando si trova davanti al
povero ed allo sfrattato. Le stanze del suo vescovado – come Lei ben
saprà – furono messe generosamente a disposizione di alcune famiglie
bisognose di Molfetta da Mons. Bello. Madre Teresa di Calcutta – al
vertice di un Ordine ricchissimo – ha praticato la carità a metà. Lei si
è fatta curare nelle cliniche più costose ma ai suoi ammalati venivano
rifiutati anche gli analgesici nella presunzione che il
loro dolore si sarebbe assommato alla sofferenza del Salvatore!
“La pancia
prima dell’anima”. Ecco l’ennesimo frutto di don Bello. Semmai avessimo
avuto dubbi sui suoi frutti e su chi era il padrone dell’albero. I suoi
conati di veteroprogressismo materialista li riservi d’ora in poi ad
altri siti, mi faccia ‘sto piacere. E la smetta di utilizzare un vescovo
cattolico come paravento alla sua ideologia politica.
Ringhiante e intollerante Mastino
(sit nomen omen!), provi lei non dico a stare con la pancia vuota ma solo
ad immaginarlo. Forse si renderà conto da solo che l’anima non potrà
mai soccorrere nessun affamato di questo mondo in preda ai crampi della
fame.Una mano amica,solidale, caritatevole sì! La povertà,la
miseria,l’indigenza in cui versano tanti fratelli sono il banco di prova
di un vero cristiano. I dogmi,i formalismi, le ipocrisie, i riti, i
bigottismi non serviranno a nulla davanti al Giudice ultimo. Il Suo
giudizio verterà unicamente su ciò che in pratica lei, io, gli altri
abbiamo fatto per il povero, per lo straniero, per l’affamato, per l’assetato, per l’ammalato.
Non dovremo rispondere d’altro. La saluto e
tolgo il disturbo.
A proposito di atei e di atei militanti le rispondo con un pensiero non mio che però condivido pienamente: “Ci sono atei di un’asprezza feroce che tutto sommato si interessano di Dio molto di più di certi credenti frivoli e leggeri.”