Dell'intero corpo elettorale appena un sesto ha scelto Berlusconi e il PDL.
Si tratta, a conti fatti, di una vera e propria minoranza, come ben sostiene Michele Serra.
Con tutto il rispetto dovuto alle minoranze, a me pare che questo signore (Berlusconi dico) debba finalmente prendere atto che non è più (se mai lo è stato!) il salvatore della Patria, che il suo deprecabile ventennio è giunto ormai all'inevitabile fase finale, che la stragrande maggioranza degli italiani ha da tempo sgamato i trucchi da imbonitore con i quali egli ha reso possibile il colossale arricchimento delle proprie aziende e il progressivo depauperamento dell'Azienda Italia.
Con buona pace degli interessati lacché della corte dei miracoli di Arcore, è giunto il momento di porre la parola fine ad un lungo, infelice capitolo culturale ed economico della nostra sventurata Nazione.
E di far cessare le indegne chiassate di un partito-non partito al soldo ed al servizio di un capo-padrone.
Il presidente della Repubblica, che dovrebbe interpretare l'unità ed il comune sentire nazionale, non diventi unicamente il mero contabile di ingannevoli risultati elettorali.
Per far questo non occorrerebbe che un semplice ragionere.