Questo
Cardinale, il cui ritratto pare uscito dalle illustrazioni a corredo di
un testo di storia rinascimentale, è un Principe della Chiesa
australiano trapiantato a Roma.
Il suo nome è George Pell.
Secondo quanto scrive nel suo libro "Avarizia" Emiliano Fittipaldi, il porporato avrebbe speso una fortuna in spese folli, tra le quali l'acquisto di mobli per un valore di 47.000, 00 euro.
Per associazione di idee, mi sono ricordato delle spese pazze di alcuni dei generaloni di un tempo (non so se continuano a farlo anche quelli ben più pagati di adesso), i quali, all'indomani del loro insediamento in un nuovo incarico, erano soliti seguire il quasi generale (mal)vezzo - non per nulla erano generali! - di "personalizzare" il poprio ufficio con nuovi lampadari, nuova tappezzeria, nuove poltrone, nuovi tappeti, nuove suppellettili e nuovi mobili acquistati ex novo con i soldi di Pantalone.
Qualche maligno arrivava addirittura a dire che i mobili, i tappeti, le suppellettili e i lampadari di cui era dotato l'ufficio del precedente occupante prendevano posto sullo stesso camion che traferiva le masserizie private della sua famiglia.
E mi sono anche ricordato delle spese pazze fatte sostenere da alcuni governatori di Regione che - nelle loro manie di grandezza - pretesero bagni di centinaia di milioni di lire attigui ai prori uffici.
Quanto siamo lontani dalla visione cristiana di Agostino che ne "La citta di Dio" scriveva:
“Nella casa del giusto anche coloro che esercitano un comando non fanno in realtà che prestare servizio a coloro che sembrano essere comandati: essi difatti non comandano per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene agli uomini, non per orgoglio di primeggiare, ma per onore di provvedere"!
Il suo nome è George Pell.
Secondo quanto scrive nel suo libro "Avarizia" Emiliano Fittipaldi, il porporato avrebbe speso una fortuna in spese folli, tra le quali l'acquisto di mobli per un valore di 47.000, 00 euro.
Per associazione di idee, mi sono ricordato delle spese pazze di alcuni dei generaloni di un tempo (non so se continuano a farlo anche quelli ben più pagati di adesso), i quali, all'indomani del loro insediamento in un nuovo incarico, erano soliti seguire il quasi generale (mal)vezzo - non per nulla erano generali! - di "personalizzare" il poprio ufficio con nuovi lampadari, nuova tappezzeria, nuove poltrone, nuovi tappeti, nuove suppellettili e nuovi mobili acquistati ex novo con i soldi di Pantalone.
Qualche maligno arrivava addirittura a dire che i mobili, i tappeti, le suppellettili e i lampadari di cui era dotato l'ufficio del precedente occupante prendevano posto sullo stesso camion che traferiva le masserizie private della sua famiglia.
E mi sono anche ricordato delle spese pazze fatte sostenere da alcuni governatori di Regione che - nelle loro manie di grandezza - pretesero bagni di centinaia di milioni di lire attigui ai prori uffici.
Quanto siamo lontani dalla visione cristiana di Agostino che ne "La citta di Dio" scriveva:
“Nella casa del giusto anche coloro che esercitano un comando non fanno in realtà che prestare servizio a coloro che sembrano essere comandati: essi difatti non comandano per cupidigia di dominio, ma per dovere di fare del bene agli uomini, non per orgoglio di primeggiare, ma per onore di provvedere"!
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