venerdì 30 luglio 2010

Grande Testori!

La vecchietta di Niguarda
Sono un necroforo del Comune di Milano. Domenica scorsa ho fatto un funerale all’ospedale di Niguarda. Una vecchietta chiusa in una bara gratuita del Comune, avvolta in un lenzuolo. Nessuno si è degnato di vestirla. Non un parente o un amico o un conoscente o un prete o qualsiasi sguardo umano si sarebbe posato su quel volto pallido, freddo ma sereno e pulito. Per lei anche il portone della chiesa era sbarrato. Una pietà immensa sconvolse la mia mente e in un gesto d’Amore sollevai quel coperchio trovato già posato sulla bara per donarle il mio sguardo miope ma amoroso e fraterno.
Ed è qui, in quest’attimo di eternità in cui la mia coscienza si smarrisce e rifiuta di concedersi a Dio, che vorrei chiedere a un qualsiasi Testori chi siamo e dove andiamo.
Gatto Mario, necroforo
Semplice, tenera e insieme agghiacciante, straziata d’amore e di carità, tutta avvolta da un sentimento e da una consapevolezza pagati, giorno per giorno, nella carne e nell’anima, questa lettera dovrebbe mettere tutti lì, in ginocchio, a domandare perdono all’uomo, che è in ogni uomo, per dove abbiamo lasciato che l’uomo arrivasse. La vecchietta, chiusa nella bara «gratuita» e senza nessuno che la segua, è l’immagine della nostra vergogna; ma è anche la speranza di salvarci come uomini che, con totale indifferenza, ci lasciamo seppellire, ogni giorno, giù nella terra.
Lei mi chiede, “chi siamo e dove andiamo”. Sempre, le assicuro, mi sono sentito e mi sento qualsiasi; ma le sue parole m’hanno fatto sentire molto meno che qualsiasi; indegno, ecco; se, appunto, ho lasciato e lascio che questo cose accadano qui, nella mia e nostra città, nel mio e nostro paese, sulla mia e nostra terra.
La risposta che mi sollecita, non sono io che posso darla a lei; è lei che l’ha data a me e a tutti noi, col gesto che ha compiuto: sollevare il coperchio della bara e far scendere, anzi come lei dice, “donare” alla povera vecchia il suo “sguardo miope, ma amoroso e fraterno”. Il mondo, l’uomo e la speranza della loro salvezza, in quel momento, li ha raccolti nelle sue braccia lei; e li ha raccolti anche per noi, occupati, come siamo, nel difendere l’indifendibile: una vita che fa i conti sempre e solo con se stessa, col proprio interesse e col proprio egoismo.
In quell’attimo, che lei così giustamente chiama “d’eternità”, dice che la sua coscienza s’è smarrita e “s’è rifiutata di concedersi a Dio”. E come, se proprio compiendo quel gesto lei ritrovava e riaffermava, anche per chi li aveva dimenticati, il senso e il valore della vita? Come, se proprio per quell’Amore, che lei scrive con la A maiuscola, si rimetteva, e completamente, nelle braccia di Dio?
Siamo o, meglio, dovremmo essere quello che è stato ed è lei, miopi forse, ma amorosi e fraterni; e andiamo, anche se lo neghiamo, verso quell’Amore che ci ha creati e che l’ha spinta a donare alla povera, santa morta di Niguarda, il suo sguardo; e, chissà, un suo bacio. Lei ha fatto tutto quello che ha potuto; e in quel modo ha preso il posto dei parenti, degli amici, dei conoscenti e dei preti che non c’erano. Se anche il portone della chiesa, per la povera vecchia, era sbarrato, lei l’ha accompagnata al cuore che non si chiude mai: quello di Cristo. Tutto le sarà reso; e centuplicato, così ha detto proprio lui, Cristo. Ma ci sembra giusto (e Cristo vuole anche questo) che tutto si faccia perché tutto le sia reso centuplicato, anche qui, sulla terra.
Un modo, non certo il primo, può essere quello di scrivere e gridare quali e quante mai indegnità lasciamo che vengano compiute sul cuore e sul corpo dei nostri vecchi; e, insieme, di segnalare e illuminare i gesti d’umanità e di fratellanza che, invece, teniamo nascosti per far scendere nei crani di chi legge, vede e ascolta giornali, radio e televisioni, solo i gesti del clamore, della disumanità e dell’odio.
Che società possiamo mai pensare di costruire se non ci decidiamo a ricollocare al centro della nostra vita il rispetto, l’amore e la venerazione per i nostri fratelli e per le nostre sorelle quand’essi si trovano nei momenti più difficili, cioè a dire nell’infanzia, nella vecchiaia, nella malattia, nella solitudine, nella fame, nella miseria, nella disperazione e nella morte?
«Seppellire i morti»: era un’altra delle opere di misericordia che m’è accaduto di rammentare proprio domenica scorsa e che il nostro tempo ha preferito, invece, scordare. Ma così facendo, dovremmo perlomeno sapere che, come uomini, moriamo ben prima che la nostra vita fisica si chiuda.
Gatto Mario, necroforo del Comune di Milano. No, non necroforo; portatore di fratellanza, di pietà, d’amore e anche di fede, seppur le sembri di non conoscerla e di non "saperla" abbastanza, la fede. In mezzo a un mondo che va sprofondando in una girandola di parole finte e vuote, sono i gesti, gli atti che incarnano fratellanza e amore, ciò di cui tutti abbiamo bisogno. Di questo, della sua umiltà e di quel suo sentirsi incerto su una certezza che, pure, ha così naturalmente praticato, noi la ringraziamo.
Una volta le si sarebbero resi gli onori sul campo: non sul campo dell’armi; ma sul campo, che abbiamo lasciato disseccare, dell’umana coscienza e dell’amore. Bene, quegli onori bisognerà pur cominciare a renderli di nuovo. E poiché così è stato, qui, sul nostro giornale, cominciamo a renderli a lei.
Giovanni Testori, Morire a Milano, senza una lacrima, " Corriere della Sera", 1-3-1981
Ho finalmente ritrovato - grazie alle incredibili possibilità di internet - questa meravigliosa lettera del necroforo Gatto Mario con relativa risposta di Testori. L'ho riletta con commozione. L'avevo già incrociata per caso tanto tempo fa e mi avevano profondamente colpito sia il messaggio di umana solidarietà dell'una sia il contenuto altissimo dell'altra. Il semplice ma toccante gesto di un necroforo viene così sublimato e reso grandioso alla luce della più autentica interpretazione dell'Amore cristiano.
La offro in lettura ai mei 5 affezionati amici di blog.

lunedì 5 luglio 2010

Avviso agli amici di blog

Da domani chiudo! Farò solo qualche capatina fugace quando mi sarà possibile. Auguro a tutti un periodo di meritato riposo e Vi lascio con questi tre pensieri:

"Oggi l'animo lieto sfugga l'ansia del domani, temperando le amarezze con il riso; nessuno infatti è felice in tutto..." (Orazio)

"Rapida passa la vita dell'uomo, forse più di quanto rapida nell'estate batte una mosca l'ale." (Simonide)

"Fare del bene a chi ne è degno è come seminare in un campo fertile." (Proverbio cinese)

Godetevi la vita in serenità, apprezzatene gli attimi fuggenti e fate del bene con oculatezza.

venerdì 2 luglio 2010

Auguri...

AL FIGLIO
di C. Lebowski Cavallini

Stasera ho pensato di insegnarti questo:
tu ribellati
qualunque cosa accada:ribellati
ribellati alle lettere allineate
ai colori alle cornici intorno al foglio
agli indici nei libri alle immagini nel verso giusto
agli orli alle cinture ai calzini uguali
ai bottoni sempre nelle asole
e alle asole sempre in cerca di bottoni
ai saponi alle creme ai dentifrici raccomandati
alla pelle che si rimargina alle cicatrici ai calli ossei
alle donne ai sentimenti ai patimenti
al tempo che guarisce tutto
e al dolore che si lascia guarire
a me soprattutto....

Rīga ( IV )


Dopo la bolla pontificia, dopo la bolla speculativa, dopo la bolla finanziaria ecco a Voi la bolla umana! l

giovedì 1 luglio 2010

E infatti alla vita ci pensa la natura (Deus sive Natura)

Quando alla vita ci penseremo noi, allora sì che sarà tutto finito. E' un pò ciò che accade quando il traffico cittadino, fino a quel momento difficoltoso ma non impossibile, comincia ad essere regolato da un vigile, sia pure capace e volenteroso: è proprio allora che il traffico si complica ancora di più e si strozza a tal punto da diventare davvero insostenibile ed estenuante per tutti! Il buon senso e il rispetto della natura dovrebbero farci desistere dalle sperimentazioni in vitro e da tutte le altre castronerie: la creazione della vita non è affar nostro; la sua intima essenza sfugge alla nostra limitata analisi ed alle nostre basse sperimentazioni. La vita è sacra per questo.

Il miracolo perpetuo dell'esistenza

  Non mi interessa più capire come un dio possa essere uno e trino, come Gesù sia uomo e figlio di dio.  Sono anch'io figlia di dio e am...