sabato 11 agosto 2012

mercoledì 8 agosto 2012

Il sonetto

Il sonetto

Dante il mover gli diè del cherubino
E d'aere azzurro e d'òr lo circonfuse:
Petrarca il pianto del suo cor, divino
Rio che pe' versi mormora, gl'infuse.

La mantuana ambrosia e 'l venosino
Miel gl'impetrò da le tiburti muse
Torquato; e come strale adamantino
Contro i servi e i tiranni Alfier lo schiuse.

La nota Ugo gli diè de' rusignoli
Sotto i ionii cipressi, e de l'acanto
Cinsel fiorito a' suoi materni soli.

Sesto io no, ma postremo, estasi e pianto
E profumo, ira ed arte, a' miei dì soli
Memore innovo ed a i sepolcri canto.

G. Carducci

Grazie al coltissimo Prof. Antonio Di Palma che mi ha segnalato, riportandolo alla mia attenzione,  questo piccolo gioiello carducciano. 

Il miracolo perpetuo dell'esistenza

  Non mi interessa più capire come un dio possa essere uno e trino, come Gesù sia uomo e figlio di dio.  Sono anch'io figlia di dio e am...