Mentre, nell’antica reggia papale, fervevano i preparativi per la cena di gala
che avrebbe rappresentato il culmine orgiastico di un potere che ha inteso celebrare in
pompa magna (media compresi) l’inossidabile ma, per certi versi, impresentabile
monarchia inglese, a poca distanza dal Quirinale, in una Basilica di San Pietro
semideserta, si compiva un miracolo di sobrietà, di semplicità, di autentica
grandezza.
Un vecchio Papa su una sedia a rotelle, con le cannule nasali per
l’ossigenoterapia, senza mitria, senza zucchetto, senza piviale, senza
pastorale, senza alcun segno di gloria, ricoperto a malapena da un umile poncho
che non gli copriva nemmeno la spalla, non più omaggiato da re e regine o da
altri pavoni e pavonesse della nostra boccheggiante democrazia ma salutato con
affetto da un intrepido e spontaneo ragazzino, attraversava con discrezione la navata dell’immensa Basilica e, in quel preciso momento, officiava a sorpresa il più
solenne dei suoi pontificali, recitava la più sacra delle sue preghiere (Egli
stesso - con il suo carico di sofferenza - era una preghiera!) e pronunciava la
più straordinaria delle sue omelie dando al mondo la più splendida testimonianza di se
stesso.
L’umanità non è mai stata disposta ad accettare gli irritanti segni del
potere ma ha sempre privilegiato il “potere dei segni”, soprattutto quando
questi parlano di servizio, di umiltà, di impegno, di esempio e di libertà, la
libertà dei figli di quel Dio che “depose i potenti dal trono ed esaltò gli
umili”.
Vedendo le foto che lo ritraggono nella sua disarmata e impietosa
fragilità, qualcuno si è già rammaricato del fatto che il Papa non si sia ancora
deciso a dimettersi, per ciò stesso insinuando dubbi sulla tenuta della sanità mentale di
Francesco. Ma, se anche fosse accertato un tratto di lieve follia nel recente gesto
del Papa, un Papa che del resto non è mai stato accettato da chi continua ad
ignorare la forza rivoluzionaria del messaggio cristiano, si tratterebbe della
più sana delle follie, la follia di quel Gesù di Nazareth che scelse di vivere
nel totale nascondimento e nella piena condivisione dei dolori e delle sofferenze degli uomini.
Al diavolo la forma, al diavolo le preziose pianete, al diavolo le mitrie, al
diavolo i ricchi pastorali, al diavolo la tonaca bianca, al diavolo tutti gli
orpelli del comando e del potere.
Quel che conta è la sostanza e di sostanza - per chi ha occhi per vedere - ce n’è tanta,
tantissima nell’uscita pomeridiana dell’altro ieri di questo imprevedibile
Pontefice.
Che il Signore lo custodisca per tanti anni ancora!
2 commenti:
Un'altra versione:
https://telegra.ph/Il-Papa-col-poncho-04-13
Credo che sia molto importante soffermarsi sui simboli che rappresentano la nostra chiesa. E lasciar perdere la rivoluzione,quando diventa ridicola. Vedi la preghiera del Padre Nostro.
La forma è importante ma non è tutto, specialmente quando manca la sostanza. E la sostanza del cristianesimo la vedo espressa nella carità operosa e nel rispetto della eminente dignità dei poveri. Un fraterno saluto unito ad un sincero augurio pasquale, carissima amica!
Posta un commento