sabato 12 aprile 2025

Il trono di Pietro, la maglietta della salute e il poncho argentino.




Mentre, nell’antica reggia papale, fervevano i preparativi per la cena di gala che avrebbe rappresentato il culmine orgiastico di un potere che ha inteso celebrare in pompa magna (media compresi) l’inossidabile ma, per certi versi, impresentabile monarchia inglese, a poca distanza dal Quirinale, in una Basilica di San Pietro semideserta, si compiva un miracolo di sobrietà, di semplicità, di autentica grandezza. 
Un vecchio Papa su una sedia a rotelle, con le cannule nasali per l’ossigenoterapia, senza mitria, senza zucchetto, senza piviale, senza pastorale, senza alcun segno di gloria, ricoperto a malapena da un umile poncho che non gli copriva nemmeno la spalla, non più omaggiato da re e regine o da altri pavoni e pavonesse della nostra boccheggiante democrazia ma salutato con affetto da un intrepido e spontaneo ragazzino, attraversava con discrezione la navata dell’immensa Basilica e, in quel preciso momento, officiava a sorpresa il più solenne dei suoi pontificali, recitava la più sacra delle sue preghiere (Egli stesso - con il suo carico di sofferenza - era una preghiera!) e pronunciava la più straordinaria delle sue omelie dando al mondo la più splendida testimonianza di se stesso. 
L’umanità non è mai stata disposta ad accettare gli irritanti segni del potere ma ha sempre privilegiato il “potere dei segni”, soprattutto quando questi parlano di servizio, di umiltà, di impegno, di esempio e di libertà, la libertà dei figli di quel Dio che “depose i potenti dal trono ed esaltò gli umili”. 
Vedendo le foto che lo ritraggono nella sua disarmata e impietosa fragilità, qualcuno si è già rammaricato del fatto che il Papa non si sia ancora deciso a dimettersi, per ciò stesso insinuando dubbi sulla tenuta della sanità mentale di Francesco. Ma, se anche fosse accertato un tratto di lieve follia nel recente gesto del Papa, un Papa che del resto non è mai stato accettato da chi continua ad ignorare la forza rivoluzionaria del messaggio cristiano, si tratterebbe della più sana delle follie, la follia di quel Gesù di Nazareth che scelse di vivere nel totale nascondimento e nella piena condivisione dei dolori e delle sofferenze degli uomini.
Al diavolo la forma, al diavolo le preziose pianete, al diavolo le mitrie, al diavolo i ricchi pastorali, al diavolo la tonaca bianca, al diavolo tutti gli orpelli del comando e del potere. 
Quel che conta è la sostanza e di sostanza - per chi ha occhi per vedere - ce n’è tanta, tantissima nell’uscita pomeridiana dell’altro ieri di questo imprevedibile Pontefice. 
Che il Signore lo custodisca per tanti anni ancora!

2 commenti:

Farfalla Legger@ ha detto...

Un'altra versione:
https://telegra.ph/Il-Papa-col-poncho-04-13
Credo che sia molto importante soffermarsi sui simboli che rappresentano la nostra chiesa. E lasciar perdere la rivoluzione,quando diventa ridicola. Vedi la preghiera del Padre Nostro.

evergreen ha detto...

La forma è importante ma non è tutto, specialmente quando manca la sostanza. E la sostanza del cristianesimo la vedo espressa nella carità operosa e nel rispetto della eminente dignità dei poveri. Un fraterno saluto unito ad un sincero augurio pasquale, carissima amica!

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