mercoledì 8 agosto 2012

Il sonetto

Il sonetto

Dante il mover gli diè del cherubino
E d'aere azzurro e d'òr lo circonfuse:
Petrarca il pianto del suo cor, divino
Rio che pe' versi mormora, gl'infuse.

La mantuana ambrosia e 'l venosino
Miel gl'impetrò da le tiburti muse
Torquato; e come strale adamantino
Contro i servi e i tiranni Alfier lo schiuse.

La nota Ugo gli diè de' rusignoli
Sotto i ionii cipressi, e de l'acanto
Cinsel fiorito a' suoi materni soli.

Sesto io no, ma postremo, estasi e pianto
E profumo, ira ed arte, a' miei dì soli
Memore innovo ed a i sepolcri canto.

G. Carducci

Grazie al coltissimo Prof. Antonio Di Palma che mi ha segnalato, riportandolo alla mia attenzione,  questo piccolo gioiello carducciano. 

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