venerdì 26 ottobre 2012

Il solito inganno delle parole

 

Ieri l'ennesima vittima delle cosiddette missioni di pace: la cinquantaduesima da quando l'Italia ha deciso di inviare i propri soldati nel teatro afgano.
La pace in tutto questo discorso non c'entra un fico secco.
La nostra partecipazione a queste missioni cosiddette di pace non è che un'arrendevole adesione ai voleri di una dissennata classe dirigente, che dall'altra parte dell'oceano vuole "esportare" la cosiddetta democrazia a colpi di bombe e di invasioni armate.
Il conseguente bilancio di distruzioni e di morti è sotto gli occhi di tutti. 
Seguire gli americani in tutto quello che decidono di fare non fa certo onore a chi - come noi - continua a pagare un pesante tributo di risorse e di sangue nella tenue speranza di raccattare briciole dalla spartizione delle spoglie.
Si vede che i nostri govenanti non hanno mai letto la famosa favola di Fedro che parla di una pericolosa alleanza con il re della foresta.

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A Paola S.

Sull'ali che ti resero leggera Adesso voli libera e felice Nel cielo d'una fredda primavera.