"Vuoi sapere, davvero, Signore, perchè ho così paura, perché non ho fiducia in me, perchè credo che quello che dicono e fanno gli altri è sempre migliore di quello che potrei fare io? È molto semplice, Signore!
È perché sono nato fra i poveri, i senza potere, e assieme all’affetto di mia madre, ho imparato a memoria che io non valgo, che io non sono niente. Mio padre e mia madre mi hanno ripetuto all’infinito che io dovevo tacere, essere muto, quando parlava un potente, un grande perchè io non potevo sapere nulla. Mia madre, che mi amava, mi feriva più di qualsiasi altro. Perchè, Signore, una madre può uccidere un figlio? Poi sono stato a scuola. E il maestro, per uscire dalla sua solitudine intellettuale, non trovava di meglio che dirmi che ero ignorante, maleducato e scemo. E poi sono andato anche al catechismo. E qui, Signore, non solo ero scemo e senza diritti, ma ero pure malvagio: tutto quello che potevo dire, fare o pensare era male e punibile con l’inferno. L’unica cosa lecita era non fare nulla, non pensare, tacere. Mi attendeva la fabbrica, che finiva la mia alienazione. Che per un tozzo di pane, pretendeva il mio tempo e la mia libertà. Ho provato a ribellarmi, ma gli stessi compagni di schiavitù mi hanno chiesto in nome di chi lo facevo e quando, timidamente, ho risposto: in nome mio, della mia dignità e delle mie esigenze più profonde di persona creata per la libertà, mi hanno riso in faccia e ho ricordato ancora quando il maestro mi dava dello scemo. A vent’anni ho imparato a dire “signorsì” fra i militari, non mi è costato nessuno sforzo. Ormai ero già troppo abituato a fare quello che volevano gli altri.
È perché sono nato fra i poveri, i senza potere, e assieme all’affetto di mia madre, ho imparato a memoria che io non valgo, che io non sono niente. Mio padre e mia madre mi hanno ripetuto all’infinito che io dovevo tacere, essere muto, quando parlava un potente, un grande perchè io non potevo sapere nulla. Mia madre, che mi amava, mi feriva più di qualsiasi altro. Perchè, Signore, una madre può uccidere un figlio? Poi sono stato a scuola. E il maestro, per uscire dalla sua solitudine intellettuale, non trovava di meglio che dirmi che ero ignorante, maleducato e scemo. E poi sono andato anche al catechismo. E qui, Signore, non solo ero scemo e senza diritti, ma ero pure malvagio: tutto quello che potevo dire, fare o pensare era male e punibile con l’inferno. L’unica cosa lecita era non fare nulla, non pensare, tacere. Mi attendeva la fabbrica, che finiva la mia alienazione. Che per un tozzo di pane, pretendeva il mio tempo e la mia libertà. Ho provato a ribellarmi, ma gli stessi compagni di schiavitù mi hanno chiesto in nome di chi lo facevo e quando, timidamente, ho risposto: in nome mio, della mia dignità e delle mie esigenze più profonde di persona creata per la libertà, mi hanno riso in faccia e ho ricordato ancora quando il maestro mi dava dello scemo. A vent’anni ho imparato a dire “signorsì” fra i militari, non mi è costato nessuno sforzo. Ormai ero già troppo abituato a fare quello che volevano gli altri.
Chi ero ancora io?"
5 commenti:
Parole tratte da una preghiera di Juan Arias.
Caro Pino che scritto fantastico e ai nostri tempi è molto attuale,
Grazie che hai voluto condividere con noi questa preghiera...
Un abbraccio caro amico e a presto rileggerti,
Tomaso
Grazie, ottimo amico! Ecco il segreto della tua velocità di ripresa: un cuore grande ed aperto.
Caro Pino, come si può rovinare una creatura fin dalla più tenera età...
Quello che è più importante è chiedersi chi siamo ... adesso. Spero in una nuova umanità con nuovi pensieri LIBERI e NOSTRI, fuori da ogi tipo di condizionamenti preistorici interni ed esterni, inculcataci per anni e anni da vecchi schemi mentali, derivati dall'ignoranza.
Essere se stessi, ascoltando la Voce di Dio dentro di noi, senza dogmi, regole o imposizioni. La Voce di Dio che invita sempre a rinnovarsi e ad evolversi, perchè Dio è evoluzione, consapevolezza e amore. Dio ci da sempre nuove opportunità per migliorarci, e invitarci ad abbandonare tutto ciò che il vecchio ci ha marchiato addosso, tutto ciò che è senso di colpa e ad abbandonare orpelli inutili.
Una nuova Era, una nuova Umanità intrisa solo di AMORE che non è altro che DIO stesso.
Un abbraccio.
Liliana
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